Con l’obbligo di stare a casa a causa del Covid-19, non solo è cambiata la nostra vita, ma sono drasticamente cambiati i nostri consumi.
Basti pensare all’e-commerce di supermercati e grande distribuzione: in un momento in cui il lockdown era solo una ipotesi all’orizzonte, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 17 a domenica 23 febbraio è stato del +56,8%, in accelerazione di circa 20 punti rispetto alle settimane precedenti (Dati Nielsen).
I negozi online di colossi della grande distribuzione quali Esselunga, Carrefour e persino Amazon Prime Now (servizio di delivery associato ai supermercati U2) sono stati presi letteralmente d’assalto, rendendo impossibile prenotare una spesa per settimane.
Anche i servizi legati alla delivery ai tempi del Coronavirus hanno registrato incrementi incredibili, a doppia o addirittura tripla cifra.
Il Delivery Report di Glovo (la piattaforma che in Italia copre oltre 100 città ed è presente in oltre 22 paesi nel mondo) analizza gli ordini di febbraio e marzo 2020 e mostra una crescita del 300% della spesa rispetto al periodo ante Covid-19 con un paniere che ai primi posti contiene lievito (+3mila%), farina (+2mila%), zucchero (+mille%), banane (+mille%), latte (+500%) e uova (+150%). “Non solo, quello che osserviamo è l’utilizzo dell’app per far sentire le persone più vicine – spiega Elisa Pagliarani, General Manager Glovo Italia – con consegne di piatti e dolci fatti in casa che viaggiano da un angolo all’altro della città, ma anche semplicemente degli ingredienti per cucinare insieme, oppure oggetti che si portano dietro messaggi carichi di empatia”. Il servizio ‘spedizione’ ha registrato un aumento del 900% a marzo su febbraio.
Ordinare via app, si è affermato come un’abitudine e anche le singole attività come ristoranti e supermercati di quartiere, dopo qualche settimana di disorientamento che non lo facevano, hanno deciso di aprire alle consegne, per non perdere clienti e per mantenersi attivi e ora che lo smart è diventato un modus vivendi per tenerci in contatto da casa seppure distanti.
I primi che si sono attivati, hanno registrato grandi risultati. È il caso, ad esempio, de Il Mannarino, macelleria con due negozi all’attivo a Milano che ha registrato un fatturato mensile più che raddoppiato. Scattata l’ordinanza di chiusura degli esercizi, nel giro di 48 ore i titolari hanno sviluppato una piattaforma di e-commerce, attivando altrettanto velocemente un servizio di delivery per portare la carne a domicilio non solo in città, ma anche nell’hinterland e in tutta la provincia di Monza e Brianza, sfruttando solo ed esclusivamente risorse interne.
E se i macellai sono rimasti tali, infatti, i camerieri si sono trasformati in addetti al confezionamento dei pacchi e in “riders” incaricati delle consegne su Milano e hinterland. Non solo. Le nuove esigenze connesse al servizio di delivery su larga scala hanno reso necessaria l’assunzione di 40 nuove persone.