Si è spento a Milano all’età di 88 anni Enzo Mari, più volte premiato con il Compasso d’Oro, ha ideato oggetti iconici del Made in Italy.
Martedì 19 ottobre 2020, si è spento il celebre designer Enzo Mari. Intorno alle 9, l’architetto Stefano Boeri sulla sua pagina Facebook aveva postato la foto di Mari con il commento “Ciao Enzo. Te ne vai da Gigante”.
Proprio alla Triennale di Milano, di cui Boeri è Presidente, è stata da poco inaugurata una grande mostra dedicata agli oltre 60 anni di incessante attività dell’artista.
Nato Novara nel 1932, Mari sviluppa la sua formazione con gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Milano, a cui accompagna già dagli anni Cinquanta un’intensa attività artistica, con mostre personali e collettive in gallerie e musei di arte contemporanea. Partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Triennale di Milano.
Presentando la mostra, il presidente della Triennale Stefano Boeri aveva descritto Mari come un intellettuale europeo che ha costruito un “percorso straordinario dove i confini tra le discipline sfumano e prevale la passione, il rigore, un impegno etico fuori dal comune”. Fondamentale è stato anche il contributo teorico di Mari, che ha dato contributi sia in termini di estetica e funzionalismo sia nel campo politico, da vero e proprio attivista culturale. Tanto che Alessandro Mendini, altro protagonista assoluto della scena del design italiano scomparso da poco, aveva dichiarato che “Mari non è un designer, se non ci fossero i suoi oggetti mi importerebbe poco. Mari invece è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers, questo importa”.
Ma oltre al suo rivoluzionario approccio alla progettualità degli oggetti, Mari ha inventato e “disegnato” un centinaio delle più belle copertine della storia dell’editoria.
Nel corso del lungo sodalizio con Paolo Boringhieri, Mari ha progettato collane, copertine, gabbie grafiche, poster, biglietti di auguri natalizi, controllandone sempre la realizzazione dalla sua ideazione (il bozzetto) alla scelta dei materiali (carte, colori e inchiostri), fino alla messa in macchina.
Sono nate così le grafiche delle Opere di Sigmund Freud e di Carl Gustav Jung che nella loro severa austerità sono state pensate per entrare nel canone della psicoanalisi; i tascabili della «Biblioteca Boringhieri», una varietà multicolore di volumi brevi e maneggevoli pensati per diffondere in poche pagine l’essenza del pensiero di Freud, Jung, Einstein e altri giganti a un prezzo popolare (Freud Lire 1000 recita il primo poster promozionale della collana); la «Biblioteca di cultura scientifica», che ha avuto il merito di diffondere in Italia l’avanguardia della divulgazione scientifica; e infine l’iconica «Universale Scientifica Boringhieri» nata nel 1965 (poi ribattezzata Universale Bollati Boringhieri, ovvero l’ubb), riconoscibile per le due bande nere in testa e al piede che incorniciano un gioco grafico all’interno del quale la stessa immagine viene riproposta in 12 quadrati con leggeri slittamenti, ingrandimenti, sovrapposizioni.
Ogni suo gesto, che fosse piantare il chiodo per costruire una sedia, o disegnare una mela cercando di coglierne l’essenza più semplificata, è solo in apparenza privo di complessità, quasi naturale, frutto di un continuo ripensamento e lavorio.
“La vera questione era e rimane ‘che fare’ della mia vita o, meglio, della nostra vita”.
Riappropriarsi del gesto, progettare con fantasia e rigore, essere felici nel mestiere della vita. A questo dovremmo pensare ogni volta che guardiamo un’opera di Enzo Mari, fino al 18 aprile in mostra alla Triennale di Milano.