Il designer Jouni Leino suggerisce una svolta eco per il Salone del Mobile. «La domanda è se abbiamo ancora bisogno di queste manifestazioni».
La pandemia ha mostrato la vulnerabilità del sistema fieristico. Come sovvertire la fine di una serie di eventi che sembra quasi ormai segnata?
Dal mondo del lavoro a quello dell’istruzione, l’emergenza sanitaria mondiale ha sconvolto le nostre abitudini rendendo necessaria una rapida riorganizzazione del mondo come lo conoscevamo.
La necessità di rendere le attività quotidiane realizzabili da remoto sta guidando anche il sistema moda e il sistema fieristico tra esperimenti di sfilate virtuali e fiere digitali.
I primi esempi di sfilate digitali sono state le Fashion Week di Tokyo e Shanghai nel mese di marzo, che hanno mandato in live streaming su piattaforme dedicate tutti gli show dei designer in programma.
Non solo: grazie alla modalità see-now-buy-now agli spettatori è stata data la possibilità di preordinare e acquistare le collezioni che in passerella in tempo reale, grazie a speciali pop-up virtuali accessibili via smartphone.
La trasformazione digitale sta investendo anche il settore fieristico con progetti che estendono all’online le opportunità offerte dalle manifestazioni, creando nuove occasioni di incontro tra domanda e offerta disponibili per tutto l’anno.
Il futuro dell’exhibit design sta nascendo, quindi, dalla convergenza tra progettazioni multimediali, piattaforme digitali e strategie engagement in ottica onlife. Organizzatori di eventi, responsabili museali, architetti e progettisti dovranno costruire un dialogo per fare convergere i bisogni emergenti di distanziamento sociale e di sicurezza con le opportunità tecnologie e le nuove strategie progettuali. Ma per capire come è necessario attendere.