“Chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura” – Ludwig Mies van der Rohe
Ludwig Mies van der Rohe nasce nel 1886 ad Aachen, Germania, figlio di uno scalpellino presso la cui bottega il giovane lavora per diversi anni.
Tra il 1903 e il 1904, ha occasione di divenire collaboratore di Max Fisher, specialista in decorazione a stucco d’interni. Durante questo periodo Mies sviluppa una grande capacità di disegno a mano libera, inoltre frequenta il mondo dei cantieri, che lo porta a conoscere gli architetti locali.
Dopo essersi trasferito a Berlino, tra il 1905 e il 1907, lavora con il disegnatore di mobili Bruno Paul.
Dal 1906 al 1908 frequenta sia la Kunstgewerbeschule, sia la Hochschule für Bildende Künste (entrambe accademie di belle arti) e l’anno seguente ottiene un incarico nello studio di uno dei più importanti architetti dell’epoca: Peter Beherens, presso cui lavorava anche Walter Gropius, con cui rimane fino all’apertura del proprio ufficio avvenuta nel 1912.
Sotto l’influenza di Behrens, Mies sviluppa un approccio stilistico basato sulle nuove tecniche strutturali. Sviluppa anche una simpatia per il “credo” estetico sia del costruttivismo Russo che del gruppo del De Stijl olandese. Prende grande ispirazione dalle opere neoclassiche di Karl Friedrich Schinkel, il cui rigore delle forme permetteranno a Mies di creare un proprio linguaggio architettonico.
Sono anni in cui si dedica alla ricerca teorica, scrive su importanti riviste d’avanguardia ed è autore di progetti-manifesto. Si afferma, dunque, come una delle principali personalità dell’architettura tedesca, cosa che gli vale un ruolo di primo piano tra i docenti del Bauhaus, la scuola d’arte, design e architettura moderna dove insegnano maestri come Gropius, Klee e Kandinsky.
Nel 1922 aderisce al Novembergruppe, associazione di artisti costituitasi in Germania nel 1918 nell’ambito del movimento espressionista, con lo scopo di dare vita a un’arte rispondente alle esigenze di vita e di lavoro del popolo.
Nel 1924 è tra i fondatori di Zehener Ring, raggruppamento di dieci architetti che si schiera contro la tendenza dominante nell’architettura pubblica tedesca dell’epoca di proporre edifici il cui linguaggio era ispirato a stili storici. La battaglia per la modernità del gruppo passa attraverso un’intensa attività di propaganda culturale e la pubblicazione di saggi e articoli dei diversi membri.
A questo periodo risalgono le prime riflessioni sull’uso del vetro per la costruzione di volumi rarefatti e all’apparenza leggeri, che poi diventerà soluzione prediletta di Mies van der Rohe: il progetto non realizzato per un grattacielo in Friedrichstrasse, a Berlino (1921), e, l’anno seguente, quello per una torre completamente trasparente.
Nel 1929, realizza quella che sarà, forse, la sua opera più importante: Il Padiglione ideato per l’Esposizione Universale di Barcellona. L’edificio è la sintesi di una lunga ricerca sull’abitazione e segna alcuni punti di non ritorno nella disciplina della composizione architettonica e nelle tecniche costruttive: il pilastro a croce in acciaio, la separazione degli ambienti attraverso setti ortogonali indipendenti, la definizione dello spazio della casa attraverso l’uso di un recinto che la separa dalla strada.
L’anno successivo, Mies succede a Hannes Meyer alla direzione del Bauhaus di Dessau, su richiesta di Gropius; e ne mantiene la carica fino al 1933, quando la scuola viene chiusa dal regime nazista.
Si trasferisce a Chicago nel 1937 e diventa direttore dell’Iit (1938-1958): per l’Istituto dell’Illinois realizza la sua prima costruzione USA, il Minerals and Metals Research Building (1943) a cui segue la Crown Hall, la sala per il design, “senza pilastri interni e con pareti divisorie libere”, preceduta dalla celebre Casa Farnsworth a Plano (1950) che inaugura le sue architetture aperte a padiglione.
Negli USA, Mies realizzerà una serie di famosi grattacieli, tra i quali segnaliamo due suoi capolavori: i Lake Shore Drive Apartments a Chicago (1951) e il Seagram Building a New York (1958).