“Le città concentrano energie fisiche, intellettuali e creative. È questa dinamica “sociale e culturale”, più che un equilibrio estetico creato dalla progettazione edilizia, che secondo me costituisce l’essenza della bellezza” Richard Rogers
Nato a Firenze nel 1933, Sir Richard Rogers è tra i più noti esponenti dell’archistar system per le celebri opere realizzate in oltre 50 anni.
Influenzato dall’interesse per la figura di Ernesto Nathan Rogers, cugino del padre, decide di iscriversi alla facoltà di architettura dell’Architectural Association dove si laurea, nel 1959, poco prima di trasferirsi alla Yale University.
Negli Stati Uniti incontra Norman Foster, con cui dà vita – tra il 1963 e il 1967, insieme a Wendy e Georgie Cheesman – al “Team 4”.
Al gruppo si deve il progetto della Reliance Control Factory a Swindon (1966-1967), fabbrica ispirata ai temi della leggerezza tipica delle costruzioni americane in acciaio, che è tra gli edifici selezionati dal critico Peter Buchanan per illustrare il neologismo “high-tech”, coniato nel 1983. Il termine descrive opere di giovani protagonisti della scena inglese dell’epoca (tra cui, oltre il Team 4, si segnala Nicholas Grimshaw), le cui caratteristiche di esaltazione del processo costruttivo sono viste come unico linguaggio possibile per l’arte e l’architettura contemporanea.
Dopo lo scioglimento del Team 4, Rogers conosce Renzo Piano con cui collabora a partire dal 1970 e con cui vince, in maniera del tutto inaspettata, il concorso internazionale per il Centre Georges Pompidou a Parigi (1971-1977): forse l’opera più iconica della storia museale contemporanea, che trasforma i due giovani progettisti in protagonisti del dibattito internazionale. Sciolto il sodalizio con l’amico genovese, l’architetto italo-britannico fonda nel 1977 (con John Young, Marco Goldschmied e Mike Davis) la Richard Rogers Partnership.
La sede della Lloyd’s Insurance di Londra, realizzata fra il 1978 e il 1986, è senza dubbio uno di quegli edifici che hanno fatto la storia dell’architettura del XX secolo: la pianta dell’edificio si sviluppa in senso circolare tutta attorno ad un atrio centrale, per dare vita ad uno spazio completamente libero, con tutti gli elementi di distribuzione verticale, i condotti del sistema impiantistico e i volumi dei servizi collocati fuori dall’involucro dell’edificio principale, a vista, come già avvenuto anche nel “Beaubourg”: la scelta di collocare tutti i servizi all’esterno dell’edificio, racchiusi entro “contenitori” grigi sopra le torri, corrisponde a una precisa dichiarazione di logica funzionale e progettuale. Il cuore dell’edificio è la Underwriting Room che occupa il piano terra e le prime tre gallerie intorno all’atrio: in questi spazi ciascun gruppo di assicuratori ha il suo stand o box.
Altro progetto importante realizzato da Richard Rogers, che qui vogliamo ricordare, è il Terminal T4 dell’Aeroporto Internazionale di Madrid, ultimato nel 2007: l’intervento si compone del nuovo terminal principale, e di un edificio satellite, posto a est del terminal stesso, e collegato da un tunnel sotterraneo lungo quasi tre chilometri.
Segno caratterizzante l’edificio è la linea sinuosa della copertura, che poggia su colonne in acciaio inclinate, con una base di cemento armato lasciato in vista. La copertura è l’elemento che unifica tutto il progetto; lastre di acciaio formano una sequenza di onde che coprono tutte le parti dell’edificio. All’interno queste onde sono sempre visibili ma rivestite in strisce di bambù, per dare un tono caldo all’ambiente. La linea sinuosa dei soffitti accompagna i passeggeri attraverso tutto il loro viaggio all’interno dell’edificio. Anche esternamente, l’immagine nel suo complesso esprime leggerezza e trasparenza, creando una forte connessione visuale fra interno ed esterno.